Critica, Poesia

“Non vorrà venirmi a dire che Tiresia è Lei?”. Tiresia, narratività e tragico

articolo pubblicato in “L’Ulisse”, n. 15, La forma del poema, pp. 69-81 poi sul blog puntocritico2

di Gian Luca Picconi

Le coordinate estreme della riflessione poetica di Mesa e, di conseguenza, della sua prassi artistica sono state fissate da Mesa stesso nelle righe che seguono: «ci si imbatte in una questione cruciale della letteratura occidentale: il conflitto tra volontà-desiderio di autoannullamento, o di scomparsa, o di socializzazione della creatività – di “morte dell’arte”, per così dire “guidata” […] o di implicita vocazione al “monumento”, per antonomasia statuario e statuale»(1). Poco oltre: «se nell’abbandono dell’arte (reale, non “poetizzato”, non “estetizzato”) si annida un demone teleologico, nell’accettazione del “continuare a dire” può sempre insinuarsi – ed è forse inevitabile – la sindrome (tipica soprattutto del poeta, il produttore letterario più emarginato dal mercato) da ambizione […] al monumento»(2). Continua a leggere

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Poesia

L’epoca di un’epoché: Giuliano Mesa e la storia

articolo pubblicato in  “il verri”, n. 46, giugno 2011, pp. 54-63 e poi da puntocritico2

di Gian  Luca Picconi

patrick-tomasso-71909-796x531La recente pubblicazione di Poesie 1973-2008 (La Camera Verde, Roma 2010, d’ora in avanti P), volume consuntivo di quasi tutto il corpus poetico di Giuliano Mesa, induce a interrogasi su un percorso autoriale eccezionale nel panorama della poesia italiana, e a salutare con gratitudine l’iniziativa di offrire all’intelligenza dei lettori, con evidenza anche fisica, un oggetto per alcuni forse poco noto (nonostante la data ormai alta del suo esordio: il 1978)[1]: la poesia di Mesa.

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Poesia

Tiresia: il viaggio negli inferi della contemporaneità

di Florinda Fusco

L’articolo è apparso sulla rivista «Atelier», n. 61, anno XVI marzo 2011, pp. 60-71 scaricabile qui dal sito dell’editore.

per-non-dimenticare-lStormi neri di uccelli si avventano sul cibo di una discarica, lo sbranano e si sbranano tra loro. È così che si apre il Tiresia di Giuliano Mesa, con un’immagine bruta, che diviene, all’interno del testo, immagine speculare e analogica. La specularità è pluridirezionale. Specchio di uno specchio di uno specchio, immagine che si riflette plurima, identica e variata. Il primo riflesso dell’immagine ha una contestualizzazione storico-politica ben precisa: proietta l’immagine degli abitanti di una baraccopoli costruita ai margini di una discarica, abitanti che si avventano sul cibo della discarica stessa, litigando tra loro per pezzi di rifiuti. Sono gli abitanti di Sitio Pangako, nelle Filippine. Ma l’immagine degli uccelli provoca altresì una seconda proiezione, ancora una volta speculare e, al contempo, contrastiva alla precedente: è quella della classe politica che si avventa sul potere, sbranando gli altri, riducendo la popolazione alla più profonda miseria, spingendola alla più dolorosa umiliazione e, infine, relegandola alla zona dell’invisibilità. Continua a leggere

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Atelier, Critica, Poesia

Il campo dopo la battaglia: la poesia di Giuliano Mesa

di Biagio Cepollaro

L’articolo è apparso sulla rivista «Atelier», n. 61, anno XVI marzo 2011, pp. 60-71 scaricabile qui dal sito dell’editore.

abstract-black-boxes-backgrounds-wallpapers1. L’ascolto.
La poesia di Giuliano Mesa dà e chiede ascolto. Comincio da qui questa mia lettura di alcuni momenti della sua opera. Da alcune riflessioni intorno all’ascolto che uscirono sulle pagine on line di «Per una Critica futura» n. 3, 2007. Da Tre lemmi:

Ascolto. Una delle caratteristiche dell’uomo “occidentale”, opulento e mediatico (e opulento, ricordiamolo, anche nella sua relativa povertà, rispetto alle povertà estreme sofferte dalla maggioranza degli uomini d’oggi) è la logorrea: un “flusso di logos” che sembra ormai refrattario ad ogni astringente (ed anzi: l’internet ha s-frenato anche le inibizioni residue). Che questa logorrea sia la negazione in atto dell’ascolto, è evidente. Ma è anche negazione in atto dell’ascolto interiore, che vuole silenzio. È, non di rado, nevrotica richiesta di attenzione. Continua a leggere

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Poesia

Il posto di Tiresia ( leggendo il Tiresia di Giuliano Mesa)

di Giorgio Mascitelli
questo articolo è già stato pubblicato il 27  novembre 20015 sul blog Nazioneindiana

antichi-greci_edith-hall_parzSe, come è stato scritto ( da Paolo Zublena in Alfalibri n.5  supplemento ad Alfabeta2 n.13, ottobre 2011), Giuliano Mesa è stato l’ultimo dei modernisti, allora è molto probabile che il Tiresia sia il suo lavoro più ultimativamente moderno. Di questo poemetto è già stata sottolineata la centralità nel percorso poetico di Mesa, oserei dire anche di carattere cronologico, risalendo la sua composizione al biennio 2000/01 e dunque non solo agli albori del secolo nuovo secondo il calendario, ma anche alle soglie della caduta delle Due Torri nel quale avvenimento tramonta politicamente e simbolicamente una serie di ottimistiche premesse ideologiche della globalizzazione post guerra fredda.

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